
In occasione della giornata internazionale dei diritti della donna l’Inail ha diffuso degli importanti dati sullo stato di salute e sicurezza per le lavoratrici nel nostro paese. Noi di Rete Iside sosteniamo le lotte contro le discriminazioni di genere: commentiamo i dati diffusi dall’Inail, quindi, sottolineando l’importanza delle mobilitazioni in corso per l’8 marzo.
Un primo dato che ci sembra importante mettere in risalto è l’altissima incidenza, tra le lavoratrici, delle morti in itinere, ovvero quei decessi che avvengono lungo il tragitto verso e dal luogo di lavoro. Nell’ultimo quinquennio analizzato dall’Istituto, infatti, la quota degli infortuni in itinere tra il 2017 e il 2021 tra le donne rappresenta circa il 21% delle denunce, mentre tra gli uomini l’11%. Anche il dato delle morti è mediamente molto più alto: oltre il 40% degli infortuni in itinere ha avuto esito mortale tra le donne, mentre tra gli uomini si assesta al 21%. Quello delle morti in itinere è un fenomeno di cui si parla troppo poco nel nostro paese, che ha a che fare con la viabilità e i tagli al servizio di trasporto pubblico, ma anche con orari e turni di lavoro. Che il dato sia così alto nella popolazione femminile deve essere un campanello di allarme: le morti in itinere devono essere fermate, occorre farlo tramite interventi strutturali nell’organizzazione del lavoro, un ambito dove da questi dati appare evidente la forte discriminazione.
Le lavoratrici sono costrette a turni ed orari che mettono a rischio la loro stessa vita perché, come riconosciuto dallo stesso Istituto, sono spesso impegnate anche nel lavoro di cura dei familiari; una realtà che ci appare lampante se incrociata con quello dell’occupazione delle donne con almeno un figlio minore di sei anni, che si assesta al 53,9% nella fascia di età tra i 25 e i 49 anni.
Un altro dato ci indica che sul fronte organizzazione del lavoro, con orari e turni che mettono a rischio la salute e la sicurezza, è quello che indica come un quarto degli infortuni per le lavoratrici si concentra nelle prime tre ore del lunedì nel quinquennio 2017-2021. Nei servizi attivi il fine settimana l’incidenza degli infortuni femminili è decisamente importante: spicca in particolare il settore della sanità, dove sette infortuni ogni dieci avvengono ai danni di lavoratrici. Altri settori con un alto tasso di occupazione femminile, come la ristorazione, gli alberghi ed il commercio, vedono ugualmente concentrati nel fine settimana il 27% degli infortuni.
Sottolineiamo inoltre che, nel quinquennio preso in esame dall’Inail, gli infortuni delle over 59 sono andate progressivamente aumentando, con un’incidenza che passa dal 7,6% al 9,5%. Nel 2021, inoltre, un terzo degli infortuni con esito mortale è avvenuto tra le lavoratrici over 50, tra cui 24 comprese nella fascia di età tra i 60 e i 64 anni. Il tema è grave: si parla di morti in evidenti età pensionabili, mentre la politica continua a spingere sempre più avanti nell’età l’effettiva possibilità di accedere alla pensione.
Sul fronte Covid, inoltre, da inizio pandemia la popolazione femminile si è ammalata di più sul lavoro, contando quasi sette denunce ogni dieci, con i dati aggiornati al 2022: anche secondo la stessa Inail le donne sono maggiormente occupate in settori più colpiti dalla pandemia, a partire dalla sanità ma anche nelle pulizie, tante sono state le denunce di infezione Covid sul lavoro tra operatrici di sportelli, commesse e insegnati.
Vale la pena soffermarsi in chiusura su un interessante valutazione dell’istituto: è raro trovare delle valutazioni dei rischi che prevedano metodi differenziati su una base di genere di rilevamento degli stessi rischi per quanto riguarda patologie di tipo muscolo-scheletrico. Queste malattie professionali sono tra le maggiormente denunciate dalle lavoratrici: si parla del 92% delle denunce contro il 71% di quelle tra i lavoratori. Solo nel caso della movimentazione manuale dei carichi infatti è prevista una differenza tra lavoratori uomini e lavoratrici donne, in relazione al peso trasportabile ed all’età di chi svolge l’azione.
Inail auspica nuovi metodi di rilevamento che possano affinare le valutazioni dei rischi, noi aggiungiamo che le valutazioni devono sempre rispondere all’effettiva realtà lavorativa. Spesso infatti queste si basano su dati forniti dai responsabili aziendali, non sempre rispondenti alla realtà dei posti di lavoro.
Per fermare la strage delle lavoratrici e lavoratori, inoltre, siamo convinti che tramite lo strumento di deterrenza del reato di omicidio sul lavoro inserito nel codice penale si potrebbe finalmente dare una risposta concreta.
Rete Iside